giovedì 15 febbraio 2024

CARNE COLTIVATA: LETTERA APERTA DI SMENTITE AL PROF. GASBARRINI SULL'INTERVENTO AL FORUM DI COLDIRETTI

 Dal FATTO ALIMENTARE buona contrapposizione all'intervento di Coldiretti: www.ilfattoalimentare.it/lettera-gasbarrini-coldiretti-carne-coltivata.html


TESTO DELLA LETTERA CHE SI CONTRAPPONE ALL'ARTICOLO "FAZIOSO"Carne coltivata, non sintetica

Egregio professore, ho avuto modo di ascoltare solo ieri il suo intervento del 23/11/2023, ospite al Forum Internazionale dell’Agroalimentare (cioè Coldiretti) a Villa Miani. Mi permetta di esprimerle il mio sconcerto per talune Sue affermazioni.


Antonio Gasbarrini - Forum Internazionale dell'Agricoltura Coldiretti 23.11.2023

Il professor Gasbarrini ha tenuto un intervento sulla carne coltivata durante il Forum Internazionale dell’Agricoltura di Coldiretti

In primo luogo non ho compreso perché lei contesti il termine ‘carne coltivata’. Le domando cosa per Lei sarebbe definibile con il termine ‘carne coltivata’ visto che tale termine (coniato negli anni ’90 dall’ingegnere olandese Willem van Eelen e non da Lei) viene oggi utilizzato per esprimere proprio ciò per cui è stato concepito. Non dovrebbe sfuggirle che è una questione puramente semantica: ‘sintetica’ spaventa di più di ‘coltivata’ e i lobbisti dell’allevamento lo sanno bene.


Mi pare, e mi corregga se sbaglio, che lei non sostanzi la Sua affermazione: “Non è carne coltivata questa: sono cellule isolate da una biopsia muscolare che vengono messe in vitro e fatte crescere”. Le chiedo: cosa lo sarebbe allora? E chiedo se, per auspicabile coerenza, definisce ‘pelle sintetica’ quella ottenuta tramite la medicina rigenerativa usando tecniche con cui sono realizzati i tessuti, denominati ‘costrutti cutanei’, che vengono poi trapiantati su chi ha subito gravi ustioni e che sono prodotti in un bioreattore coltivando cellule staminali similmente a come avviene per la ‘carne coltivata’? Se Le fosse sfuggito, anche l’Istituto Mario Negri, che Lei credo conosca molto bene, la chiama ‘carne coltivata’ con buona pace del Suo illustre Ospite.

Ma, certamente, chiamarla ‘carne sintetica’ muove molto di più le corde emotive di chi ascolta e con ciò Lei offre buone basi di marketing agli associati Coldiretti per le loro battaglie di retroguardia.


La questione degli antibiotici

Quando poi Lei entra nel merito di come sarebbe prodotta la ‘carne coltivata’ non mi pare si basi su evidenze che non siano il semplice sentito dire: da scienziato come Lei tiene orgogliosamente a ricordare al Suo pubblico, mi domando come può esprimere un giudizio su una cosa che non conosce. Lei dovrebbe essere consapevole di rappresentare una comunità che ha come metodo quello di discutere sui fatti e non sulle opinioni. È davvero metodo scientifico questo?


Se voleva fare solo considerazioni generiche e personali (visto il livello non tecnico dell’auditorio) allora perché parla esclusivamente delle ipotetiche problematiche e non delle enormi potenzialità di un simile prodotto? Insinua addirittura che occorreranno antibiotici per coltivare questa ‘carne coltivata’. A quali studi fa riferimento? O è frutto di una Sua avventata supposizione certamente gradita a Coldiretti? Ha verificato e può documentare? La invito perciò ad accertarsi che il processo di coltura non richiede antibiotici proprio perché avverrà in condizioni di sterilità, al contrario di ciò che avviene nelle stalle e nei macelli degli associati Coldiretti.


Di contro, non ho dubbi che Lei sappia benissimo che l’uso degli antibiotici in zootecnia è oggi così diffuso e abusato da essere tra le principali cause della antibioticoresistenza anche negli umani. Come mai questo si è dimenticato di ricordarlo?


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La carne coltivata può essere prodotta in sterilità, al contrario di quanto avviene in allevamenti e macelli

La carne coltivata e l’alimentazione

E, dal punto di vista nutrizionale, che sarebbe la sua materia di elezione, la sua preoccupazione è altrettanto sconcertante. Lei afferma che “Homo sapiens si è adattato in 2 o 3 milioni di anni ad una alimentazione naturale” (devo informarla che la nostra specie Homo sapiens ha una storia di appena 300.000 anni e non di 2 o 3 milioni).


Cosa intende per ‘adattato’? Cosa intende per ‘naturale’? Il teosinte o il mais? Il grano Khorasan o il grano Creso? E il pomodoro e la patata che in Europa usiamo solo da meno di cinque secoli (cioè appena un seicentesimo della storia umana)? Come avremmo fatto ad adattarci in poche centinaia di anni quando l’evoluzione (almeno questo spero non Le sfugga) richiede tempi enormemente più lunghi? Le domando anche cosa pensi dei filosofi della scienza i quali ritengono che il concetto di ‘naturale’ sia ‘culturale e non scientifico’ (da Gilberto Corbellini, storico della Medicina, a Telmo Pievani filosofo delle scienze biologiche).


I possibili benefici della carne coltivata ignorati

Lei non riesce davvero a immaginare che l’avvento della ‘carne coltivata’ sia auspicabile perché carne meno esposta alle malattie dell’animale, ai batteri e ai virus di quanto non sia quella proveniente da allevamenti? E di quanto potrebbe essere ridotto l’uso e l’esposizione a sostanze come pesticidi e fungicidi altrimenti presenti nei mangimi? E non riesce a supporre che la ‘carne coltivata’ comporti rischi di zoonosi o spillover pari a zero? Non immagina che la ‘carne coltivata’ possa essere un cibo esente da colesterolo e da grassi saturi per via di una crescita cellulare adeguatamente programmata? Tutto questo non le è venuto in mente nonostante la Sua professione; oppure quel convegno non era il posto adatto per dirlo?


Lei si sofferma anche sull’ipotetico effetto negativo di una “carne che è digerita già nei primi 20 cm dell’intestino tenue”: ma Lei come sa che la digestione avverrebbe nei primi 20 cm considerato che questa carne ancora non è in commercio? Solitamente gli scienziati fanno affermazioni sui fatti e non sui pregiudizi.


Quello che Gasbarrini non dice

Infine ci sono le cose che non dice (forse per non urtare Coldiretti?): non una sola parola sul fatto che il consumo di carne sia associato a un incremento dell’incidenza di alcuni tumori tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) suggerisce che un adulto dovrebbe consumarne non più di 200-300 grammi a settimana (compresi salumi, condimenti e ripieni per vari formati di pasta).


Lei esprime giudizi su un prodotto che ancora non c’è (e perciò non può conoscerne i meccanismi digestivi) senza dire una sola parola su quello che già c’è e che viene consumato in eccesso? Sicuramente poteva approfittare dell’occasione pubblica per fare un po’ di cultura nutrizionale, ma la sua missione era demonizzare la ‘carne coltivata’.

Nella speranza di ritrovarla in sentieri migliori Le porgo cordiali saluti.


Claudio Ferioli – Bologna